Venticinque anni nel segno «della qualità dei materiali e del servizio”, un’attenzione particolare al mercato francese e un’impronta tecnologica che fin da subito ha caratterizzato l’offerta tecnica, fino alla scelta all’avanguardia di progettare in realtà virtuale. Così parla Roberto Ronchetti, fondatore e anima di Mec Design, che nel 2023 celebra l’importante ricorrenza dell’azienda, nata nel 1998, guardando ovviamente «ai prossimi 25 anni».
Roberto, come nasce Mec Design?
«L’azienda nasce sulla scorta di una precedente esperienza imprenditoriale incentrata sulla produzione di espositori per l’industria. I clienti ci chiedevano, con frequenza sempre maggiore, di realizzare allestimenti mirati e stand fieristici: alla luce di questa sollecitazione del mercato, quindi, si decise di dar vita a una realtà indipendente che si dedicasse soltanto agli arredi. Mec Design, appunto».
Come è cresciuta l’azienda?
«Lo sviluppo è avvenuto attraverso l’indispensabile acquisizione di esperienze e competenze. Sempre garantendo la qualità dei materiali, del prodotto e del servizio. È un elemento che il mercato ci riconosce e che rientra nel Dna professionale dei nostri collaboratori, anche e soprattutto nell’ambito del rapporto con i clienti».
In questi 25 anni non saranno mancate, lo scommettiamo, le soddisfazioni…
«Ci sono state, non lo nego, soprattutto grazie ad alcuni progetti realizzati con i nostri partner francesi: la Francia è il nostro mercato estero di riferimento e per gestirlo occorre un’organizzazione strutturata, che non si improvvisa. Non meno importante è il fatto che dopo un quarto di secolo Mec Design sia un’azienda solida».
Oggi fare impresa significa anche essere sostenibili.
«Sono d’accordo e Mec Design ha assunto procedure e mezzi che permettono il rispetto dell’ambiente, dalla raccolta differenziata totale alla riduzione degli sprechi delle utenze e dei materiali di ufficio passando, soprattutto, per l’autosufficienza energetica grazie al fotovoltaico installato sullo stabilimento aziendale».
Siete stati tra i precursori del digitale quando ancora era un percorso di nicchia. Quando avete capito che avrebbe rappresentato il “futuro” e come lo avete applicato?
«Già tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta del secolo scorso abbiamo colto l’esigenza di mostrare ai clienti immagini reali degli stand, superando i disegni abbozzai su carta. Abbiamo quindi iniziato a investire sull’informatica, con sistemi hardware e software dedicati, avviando un percorso che ci portato già da alcuni anni alla progettazione in tre dimensioni in alta definizione e, dal 2017, alla realtà virtuale. I nostri clienti possono muoversi e camminare all’interno del futuro stand, sala mostra o arredo, per vivere un’esperienza concreta, coinvolgente e realistica, e “vedere” già con i propri occhi come saranno gli spazi una volta pronti».
In Mec Design è entrata la nuova generazione: sua figlia Rebecca Ronchetti, suo nipote Matteo Vezzelli. Qual è il valore di questo “passaggio di testimone”?
«È un valore enorme. Ed enorme sono anche le responsabilità mie e di Rebecca e Matteo. Certo sarà un percorso complesso e articolato, saranno necessarie tanta pazienza e altrettanto impegno, ma sono certo che sarà un’altra bella avventura che consentirà a Mec Design di continuare a guardare al futuro».
Per concludere: guardandosi alle spalle e ripensando al percorso dal 1998 a oggi, rifarebbe tutto daccapo?
«C’è sempre da migliorare ma sì, la risposta non può che essere affermativa!».